Il morto che parla
Stefano entrò per primo nella stanza di Clara, la ragazza morta.
“ Gli occhi sono aperti “ disse uno che era con Stefano. “ Cosa può significare? “
Ma Stefano non rispondeva: era troppo impegnato a guardare la vittima. Non erano presenti lividi, solo delle bruciature, più o meno lievi. Poteva essere la causa della morte? No, non era esploso niente; o forse si… Quel tuono a quell’ora. Ma non ci sono segni di colluttazione, niente! Misurò la temperatura della vittima: era ancora calda. Questo voleva dire che era morta nelle prime ore del mattino. Ma perché? E si recò vicino alla porta: non c’erano forzature, niente. Anche le finestre non presentavano effrazioni.
“ Beh, comunque non è morta di morte naturale “
“ Cosa intende dire “ chiesero.
“ La signorina è stata uccisa! “
“ Oppure si è suicidata. Non vede questo livido? “
“ È il buco di un ago… No, non può essere “.
Stefano non voleva crederci, era impossibile. Una brava ragazza, candidata alla tesi, non era possibile che si suicidasse.
Si diresse verso i bagagli della vittima: erano due borse e uno zaino. Nello zaino erano presenti dei libri d’arte, alcuni quaderni e delle aspirine. Stefano aprì la borsa: trovò soltanto dei vestiti. Aprì poi l’altra: trovò anche lì dei vestiti, ma da uomo. E in una delle tasche della borsa delle siringhe, con alcuni contenitori.
“ Trovato qualcosa? “ chiesero
“ No, niente! “ e senza farsi accorgere prese quanto trovato ma lasciò la siringa. Riprese: “ Solo una siringa “.
“ Bene, questo va a sostegno della mia tesi! “
“ Già “ disse ironicamente senza farsi accorgere che rideva.
Si avvicinò poi al letto. Una volta seduto, annusò la coperta: si sentiva puzza di sudore, la stessa che proveniva dal corpo della donna.
“ Ogni quanto tempo vengono cambiate le coperte?”
“ Ogni 3 sere e, comunque, ad ogni cambio d’ospite” rispose uno dei due.
" Ok, vediamo un po’ qui e aprì i cassetti del comodino e vi trovò un apparecchio che serviva a misurare la glicemia.
“ Che Clara sia diabetica? “ pensava “ ma ieri sera non ha preso né pillole né insulina. È strano: non è poi magra magra, ha una costituzione fisica normale per la sua età “. Proprio mentre pensava a queste cose entrò nella stanza un cameriere.
“ Serve qualcosa?”
“ Beh, no…”
“ Si “ disse Stefano “ vorrei del gesso e poi voglio chiedervi una cosa “.
“ Dica pure signore “.
“ A chi date la macchinetta per la glicemia? “
“ A chi ne fa richiesta. “
“ E Clara ve ne aveva fatto richiesta? “
“ No, lei in persona no. “
“ Si spieghi meglio “
“ Nel senso che è venuto un signore a chiederci questa per Clara. “
“ E chi è? “
“ Non era dell’albergo, ma conoscendo la povera vittima abbiamo acconsentito. “
“ Capisco, grazie “.
“ Ah, non ci capisco proprio niente “ pensava Stefano tra sé. E camminava torno torno la stanza. Troppe cose non lo convincevano. Ad iniziare da quella boccetta.
Ritornò dai signori e, col gesso che il cameriere gli aveva portato, tracciò la sagoma della vittima.
“ La spostiamo? “
“ No, finché non arriveranno i carabinieri non potremmo fare niente. Non possiamo spostarla “ rispose. E si avvicinò nuovamente a quel cadavere, studiava quella posizione, molto strana. I suoi occhi erano ancora aperti, ormai era fredda, quasi gelida e tutta livida. Guardò meglio la sagoma, la mano. Il dito indice indicava una direzione. La direzione di un qualcosa. Cosa poteva essere? Fece finta di non essersi accorto di nulla e disse: “ Possiamo anche andare, vediamo ora di scendere giù. “.
Tutti iniziarono a scendere, meno Stefano, che rimase sopra qualche secondo in più. Andò nella direzione che il dito indicava: c’era un foglio. Stefano si calò e prese quel foglio. E mentre si rialzava disse: “ Se risolveremo questo caso il merito è tuo “.
Scese giù nella sala da pranzo, dove tutti lo attendevano.
Nessun commento:
Posta un commento