mercoledì 27 gennaio 2010

Capitolo V

La deposizione di Bianchi



Stefano si sedette al tavolo e mandò tutti fuori. Gli interrogatori erano segretissimi e nessuno doveva ascoltare. “ Venga il signor Bianchi “. Entrò un uomo sulla trentina coi capelli neri.

“ Segga! “ l’uomo che era entrato si accomodò dove gli aveva indicato l’investigatore.

“ Dunque “ riprese “ mi ha detto che lavora in un’azienda che si occupa di hardware. Giusto? “

“ Esatto “

“ Allora, cosa ha fatto ieri sera dopo le dieci? “

“ Certamente! Ieri sera dopo aver cenato sono stato un’oretta fuori, sa di questi tempi non è facile trovare un buon tempo. Ho telefonato i miei parenti e sono andato a dormire “.

“ Capisco… C’è qualcuno che può dimostrare che era fuori? “

“ Beh, è passata tanta gente, ma… quel signore coi capelli grigi, un po’ robusto: si, lui può confermare. Abbiamo fatto anche quattro chiacchiere. È spagnolo! Mi ha raccontato della sua città: belle zone, quelle. “

“ Conosceva la vittima? “

“ Di vista. Io frequento spesso questa compagnia. Ma non le so dire molto sul suo conto. “

“ Capisco. Posso chiederle che scuola ha fatto? “

Il teste si fermò un attimo. Poi riprese: “ Si: ho studiato ingegneria informatica, laureandomi col massimo dei voti “.

“ Lei era con noi quando siamo saliti sopra, nella stanza della vittima? “

“ No, ero qui. I morti mi fanno impressione. Anche se, comunque, sono molto docili: non si sa mai! “.

“ Guardi che è dei vivi che bisogna aver paura. I morti non fanno niente “.



Stefano osservava Bianchi: era calmo e riusciva a mantenersi tale in tutte le domande che gli vennero fatte: dal suo volto non uscì niente.

“ Ritorniamo a noi… sa se Clara aveva avuto dei disguidi con qualcuno, magari nei precedenti viaggi? “ chiese.

“ No “ rispose Bianchi dopo aver pensato qualche minuto “ che mi ricordi … aspetti, qualche anno fa, due se non ricordo male, litigò con un passeggero “.

“ In che senso litigò!? “

“ Ci furono dapprima dei battibecchi tra loro; questi a mano a mano peggiorarono, diventarono sempre più violenti. Stavano venendo alle mani quando un signore li separò “.

“ Sa dirmi chi era quell’uomo, perché stavano litigando, e qualcos’altro a riguardo? “

Bianchi rispose: “ No, non so dirle né chi era quell’uomo né so dirle perché stavano litigando. La mia morale mi insegna di a farmi spesso e volentieri i fatti miei. So solo una cosa: pochi mesi dopo il litigio, si venne a sapere che quell’uomo era morto di crepacuore a causa dei quel litigio. Denunciarono la ragazza, ma seppe difendere le sue ragioni e il caso fu archiviato con il proscioglimento da tutte le accuse: non mi stupirebbe che fosse stata una vendetta… “

“ Si ricorda qualche altro particolare riguardo quell’uomo? “

“ No, già è tanto che sia riuscito a ricordarmi di quell’episodio “

“ Capisco. Ancora una domanda: lei è diabetico? “

“ No, non lo sono: come mai? “

“ Niente, niente. Era solo per sapere. Ah, prima che se ne vada, mi dovrebbe portare la valigia con gli effetti personali.”

“ Corro! “

Seguirono cinque minuti di attesa, durante i quali Stefano pensò a quel litigio e a quell’uomo che morì di crepacuore. “ Possibile che c’era un collegamento tra queste due morti? “ pensava.



“ Ecco i miei effetti personali. Vuole perquisire anche le valigie? “

“ No, quelle dopo. Ora mi faccia vedere… mi dica: lei è sposato, fidanzato … insomma?! “

“ Si, ero fidanzato con una ragazza che mi ha lasciato pochi mesi fa. Per dimenticarla me ne sono venuto in vacanza. Non solo mi tradisce con un altro ragazzo, ma mi lascia pure. Qui a Napoli si dice cornuto e mazziato. “ Oh… si… capisco tutto. Beh, forse ha sbagliato vacanza, a quanto pare. Non è che sia andata molto bene questa. “

“ Ne farò un’altra. C’è altro? “

“ No, per ora può andare. Ah, dimenticavo, scrivi su questo foglio le sue generalità: mi serviranno in seguito.”

Il giovane scrisse il suo nome, il suo cognome e il suo indirizzo.

“ Allora vado, signore “ fece Bianchi.

“ Si. E grazie per la pazienza. Faccia venire quell’uomo che era con lei, lo spagnolo"

“ Ok. Arrivederci “

“ Salve “ salutò Stefano. Cercava di ordinare i fatti, di sistemarli come doveva. E, dopo aver pensato, esclamò: “ Ora interroghiamo il teste spagnolo. “.

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