venerdì 26 febbraio 2010

La Povertà

In un tempo in cui la famiglia non era minacciata da nessuna forma di convivenza vivevano due famiglie: una di queste famiglie era ricca, molto ricca e viveva nel lusso sfrenato, in una villa grande e maestosa. A fianco c'era una famiglia povera economicamente ma molto ricca di valori morali. Ogni giorno s'alzavano presto la mattina per potere andare a lavorare i campi. D'altronde era la loro fonte di sostentamento principale, ed era pure giusto lavorare: erano dipendenti della ricca famiglia che viveva nello spreco più assoluto. La sera non c'era televisione nella piccola casetta: erano molto allegri e amavano ritrovarsi uniti per recitare il S. Rosario affinché la Madonna li proteggesse. Regnava l'unità.
L'altra casa era silenziosa: parlava il televisore. Ognuno era in disparte: regnava la divisione. La domenica erano, ambedue le famiglie, solite andare a messa. I poverelli sedevano all'ultimo banco e, pur essendo poveri, davano un qualcosa al momento dell'offertorio: viceversa i signori (ai primi banchi per farsi notare) non cedevano niente anzi, erano soliti “cantare” alla grande sulla Chiesa:
<<Avete visto che casula d'orata indossava oggi il prete? Ecco che fine fanno i nostri soldi! Perché non li danno­ ai poveri?>>.
<<Ve ne preoccupate proprio voi che sprecate di tutto e di più?>> erano soliti rispondere i poveri. I ricchi non vi badavano più di tanto, d'altronde avevano cose più importanti da fare. La famiglia cresceva, così che un giorno i figli del ricco se ne partirono coi soldi del padre. Era giunta a galla la divisione che per tanti anni era regnata nella famiglia. I figli andavano all'estero e venivano in Italia, sprecando sempre i denari.
Nella povertà c'è la ricchezza di valori era solito commentare il papà dell'altra famiglia, quella senza ricchezze materiali. Avvenne che il primo dei tre figli decide di sposarsi con la sua fidanzata: ella era una ragazza semplice e si amavano come due piccioncini. Nacque un bambino ma, poco dopo tempo morirono moglie e marito. Il bambino crebbe con i nonni, divenne molto saggio. La seconda figlia, invece, decise di dedicarsi al Signore: vestì l'abito per diventare membro di una grande famiglia. Ma ciò che cambiò molto fu questo: il terzo figlio s'innamorò della figlia della famiglia ricca che era una scapestrata. Ciò nonostante con dolcezza riuscì a farla cambiare, si sposarono e vissero insieme.

Dopo molti anni i figli dispersi per il mondo si radunarono al capezzale del papà moribondo. Prima di lasciarli:
<<Figli miei, vi lascio >>
<<Quanto?>>
I loro cuori si erano induriti a causa delle ricchezze, non credevano più nei valori dell'amore. D'altronde quando due si amano non hanno bisogno di cercare forme di convivenze: il divorzio già è stato un coltello. Mentre la salma veniva portata in chiesa i due figli stavano litigando per l'eredità. Vennero i carabinieri e li arrestarono e sequestrarono tutto. Neanche più il rispetto per chi li aveva messi al mondo: erano troppo importanti le ricchezze. Anche i poverelli erano ormai davanti al capezzale del padre moribondo. La suora (cioè la figlia) lo assisteva. Gli altri figli e il nipotino guardavano con le lacrime agli occhi: erano lacrime sincere piene d'amore. Il padre spirò e lo vestirono di povertà, perché di povertà erano pieni. Dopo il funerale il padre fu tumulato nel cimitero ma una tomba molto semplice e poco costosa perché le sue ultime volontà erano quelle di essere messo nella fossa comune dopo i 5 anni previsti per stare sotto terra. Lui diceva che era uguale a tutti.

Il sacerdote di quel paese fu molto scosso dall'insegnamento di quella famiglia e vendette tutte le casule tenendosi le stole, tutto quello che aveva un valore e che non era necessario al normale svolgimento ministeriale, mettendo in pratica l'insegnamento di Gesù che diceva:
<<Non abbiate più di una tunica e se ne avete più di una datene a coloro che non ne hanno >>. Fece voto di povertà e quando le persone gli davano dei soldi lui diceva: <<Ci sono dei poveri lì fuori. Datene a loro ne hanno più bisogno>>.

La povertà di spirito porta alla santità. Abbiate cura dei poveri perché un giorno saremo giudicati da Dio. Non sprechiamo soldi in cose che non servono, l'importante è poter vivere e far vivere gli altri.

Alfonso Piscitelli
A.D 2008

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