Il cielo azzurro era stupendo: qua e là sparse nell'infinità di quell'azzurro c'erano delle macchioline bianche, a segnalare la presenza di qualche nuvoletta di varie forme. Ed ecco, un'aquila volava, mostrando la sua bellezza al mondo. Era veramente maestosa: il suo becco arancione spuntava dalla sua testa bianca, messa ancora più in evidenzia dal colorito scuro che le davano le penne. Era lei, l'aquila, l'uccello più forte che si cibava di tanti piccoli e grandi animali che erano sulla terra.
Anche quella mattina il grosso rapace era uscito in cerca di cibo: la mattinata era stata feconda. Due piccoli canguri e un pitone il bottino. Poteva anche fermarsi, ma la caccia era il suo passatempo preferito: non cacciava più per necessità ma per sport. Con la sua vista acutissima vide un gruppo di koala intenti a tornare alla loro tana: aveva trovato il nuovo obbiettivo. Quasi alla velocità della luce l'uccello volò verso il gruppo che, avvertito il pericolo, si era messo in salvo. Uno solo, il più piccolo, sbatté contro le zampe dell'aquila che aveva bloccato il passaggio. Cercò di trovare vie di fuga: nessuna. Anche se fosse scappato il rapace l'avrebbe raggiunto in pochissimo tempo. Ma fu l'aquila a prendere la parola:
<<Vogliamo svignarcela eh?>> disse in tono sprezzante
<<È il mio compito >> disse a voce bassa <<tu devi cacciarmi. E io devo salvarmi>>
<<Ti è andata male questa volta>>
<<Già... mi ucciderai anche senza averne il bisogno>>
<<Ho già cacciato un pitone e due canguri, ne ho abbastanza anche per domani se è questo che intendevi>>
<<Si, ma è giusto?>>
<<Certo, io sono il più forte>>
<<Il più forte? Sicuro?>>
<<Si>> rispose con tono sprezzante
<<Io penso, invece, che tutti abbiamo bisogno dell'altro. Anche dei più piccoli>>
<<Ma che dici! Io basto a me stesso!>>
<<Non credo proprio invece. Il punto è che sei così egoista e superbo che non ti rendi conto che da solo servi a ben poco. Se io non ci fossi, con cosa ti ciberesti?>>
<<Di qualcos'altro>>
<<Cominci a comprendere quindi che hai comunque bisogno di qualche cosa?>>
<<Ma...>>
<<Ma cosa? Non puoi mangiarti da solo. E se un'aquila avesse bisogno del tuo cibo che faresti?>>
<<Non gliene darei neanche un po'!>>
<<Fammi scappare ti scongiuro. Saprò ricompensare>>
<<E come?>>
<<Beh, vedi. Se mi fai crescere un domani potrai mangiare molto di più dal mio corpo ora appena cucciolo>>
<<No>> disse l'aquila furba <<tu vuoi dire così per scappare. È giunta la tua ora>>
Il Koala ormai aveva le ore contate: sapeva che stava per giungere il momento di diventare cibo di quell'animale e cercò di scappare. Invano, il rapace riuscì a raggiungerlo. Ma proprio mentre lui era in difficoltà il fratello, più grande di lui, corse fuori per aiutarlo. L'aquila non ci pensò due volte: uno dei due sarebbe stato il suo bocconcino. Si dimenò verso il fratello, e anche il Koala più giovane lo raggiunse: voleva difenderlo.
<<Lascia stare mio fratello: è con me che devi vedertela>>
<<Con entrambi: è una legge della natura>>
<<Madre natura non voleva certamente questo!>>
<<No?>> disse l'aquila ridendo.
Tutti gli animali non si erano però accorti che un cacciatore, con in braccio un fucile, aveva
raggiunto il posto per fare anch'egli provviste: erano troppo impegnati, chi per la propria sopravvivenza e chi per recuperare qualcosa da mangiare. Mentre correva, il piccolo koala scorse il cacciatore che puntava dritto all'ala dell'aquila. Il piccolo corse verso l'uccello e saltò sulla sua ala proprio mentre l'uomo aveva premuto il grilletto, colpendo di fatti il piccolo cucciolo che cadde a terra tramortito. Il cacciatore tentò di colpire nuovamente l'aquila che, nel frattempo, si era accorta dell'intruso.
Il cucciolo, invece, era lì agonizzante. La famiglia l'aveva raggiunto e poco dopo anche l'aquila.
<<Perché l'hai fatto?>> chiese l'aquila al cucciolo
<<Per difenderti. Madre natura non voleva questo>>
<<Ma io ti stavo uccidendo>>
<<Lo so. Ma se oggi non ci fossi stato io, tu non saresti vivo>>
<<Come?>>
<<Vedi, tornando a prima. Tu non ti basti da solo! Hai bisogno degli altri. Sia che vuoi mangiarli, sia che tu voglia solo averci a che fare, ne hai bisogno per vivere! Altrimenti non ha senso>>
<<Forse hai ragione>> disse l'aquila iniziando a commuoversi per il gesto
<<Ora hai capito la lezione?>>
<<Si>> e andò verso il koala ormai in punto di morte e lo mise sulla sua spalla.
<<Cosa vuoi farmi ora?>>
<<Non ti è mai venuta voglia di vedere come è il mondo da lassù>>
<<Si, è stato sempre il mio desiderio>>
<<Voglio esaudirlo per ricambiare>>
E mentre prendevano quota i due diventavano sempre più amici, anche se il tempo scorreva inesorabilmente, avvicinandosi alla fine.
<<È tutto bello da qui>>
<<Resisti amico, non morire>>
Ma proprio in quel momento si addormentò dolcemente tra le spalle di quello che fino a pochi minuti prima si era rivelato il suo peggior nemico. Quel piccolo cucciolo gli aveva insegnato che il cibo non era tutto: esistono anche gli altri nel mondo, non solo l'io. E mentre scendeva dal cielo, dagli occhi del maestoso animale scendevano lacrime di dolore, dolore per la perdita di quell'amico che, si accorse poscia, era quello che avrebbe voluto sin da quando aveva visto il mondo.
<<Addio piccolo amico>>
Il primo commento doveva per forza essere il mio, come il primo voto =P a proposito... un intermedio tra buono e ottimo non c'è? =D comunque sai il perché del mio giudizio =P
RispondiEliminaUn bacione forte forte piccolo scrittore =*