domenica 4 marzo 2012

"Il nostro posto è là" - Seconda di Quaresima

Il vangelo di questa domenica, la seconda del tempo di Quaresima, ci mette davanti l'episodio della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor. E' un episodio molto significativo sia per Gesù che per i suoi apostoli. Ma prima di arrivare a questo episodio, dobbiamo conoscere un po' i precedenti: ci sono tre episodi in particolare che hanno preceduto la Trasfigurazione.

  1. Gesù annuncia la sua passione e morte. Ricordate certamente questo episodio: Gesù annuncia ai suoi Apostoli che dovrà soffrire e morire in croce. A queste parole Pietro dice a Gesù che ciò non potrà mai accadergli, ma Gesù risponde: "Lontano da me Satana, perché tu non vedi secondo Dio ma secondo gli Uomini" (Mt 16, 22).
  2. La professione di Pietro. Gesù chiede ai suoi discepoli: "La gente chi dice che io sia?". I discepoli sono vaghi: rispondono che per alcuni è Giovanni Battista risuscitato, per altri Elia o qualcuno dei profeti. Gesù rincalza, questa volta chiedendo ai discepoli la sua identità: "Voi chi dite che io sia?". Restano ammutoliti tutti, tranne Pietro che illuminato da Dio fa la sua professione: "Tu sei il Cristo, il santo di Dio". Pietro non ancora comprende il valore di questa professione, lo capirà solo dopo la risurrezione di Gesù. (Mt. 16, 13-20)
  3. L'invito di Gesù a prendere la croce. Seguire Gesù non è una cosa semplice: richiede impegno, sacrificio. Non è un'invenzione dell'uomo, ma è stato Gesù a dircelo: "Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". (Mt 16,24)

La Trasfigurazione quindi, sembra avere il compito di incoraggiare i discepoli. Porta con sé Pietro, Giacomo e Giovanni (il discepolo amato) e li conduce sul monte Tabor, dove avverrà la Trasfigurazione. I tre apostoli rimangono meravigliati e vogliono rimanere lì sul monte ("Costruiamo tre capanne: una per te, una per Mosè e una per Elia" disse Pietro prendendo la parola). Ma Gesù, invece, li porta giù dal monte.

SALIRE IL MONTE. Salire il monte significa mettersi in contatto con Dio, lasciare alle spalle le preoccupazioni che opprimono il cuore per poter comunicare con Lui. Se può essere utile un esempio pensiamo alla radio: se non è ben sintonizzata sulla giusta frequenza, sentiamo dei disturbi, oppure non sentiamo nulla. Se non abbandoniamo queste preoccupazioni rischiamo di confondere la voce di Dio o di non sentirla proprio. Lasciamo quindi quest'inquinamento e portiamoci sulla montagna dove c'è l'aria pura: lasciamo il peccato ed avviciniamoci a Dio. Lui ci trasformerà in creature nuove: è inutile salire il monte, mettersi in comunicazione con Dio, se non accettiamo di essere trasformati dalla Sua grazia.

SCENDERE DAL MONTE. Ma non possiamo sempre restare sul monte. Invece, molte volte, la nostra vita di Cristiani si basa su un monte: viviamo bene la preghiera, partecipiamo alla Messa e trascorriamo tanto tempo in adorazione. E' l'atteggiamento degli Apostoli che rimangono stupefatti della visione celestiale. Ma seguire Gesù è ben altro: scendere dal monte e testimoniare con la nostra vita la sua volontà.
Il monte è importante (altrimenti Gesù non avrebbe portato gli Apostoli sul Tabor): la preghiera è importante. La preghiera ci da il carburante, la forza per poter essere alla sequela di Gesù. La preghiera ci da quell'intimità con Dio Padre di cui era pieno Gesù, che arriverà a dire: "Io e il Padre siamo una cosa sola". Non l'ha solo detto, ma con le opere, ha dimostrato la benevolenza di Dio e l'amore per i suoi figli. Noi anche cerchiamo l'intimità con Dio ma solo a parole: scesi dal monte chiudiamo gli occhi di fronte alle difficoltà del vivere il Vangelo di Dio chiudendo le porte all'amore. 

Affrettiamoci quindi: saliamo il monte, mettiamoci davanti a Dio e permettiamo alla sua grazia di invadere il nostro cuore. Poi scendiamo, e facciamo si che la grazia di Dio, che è nei nostri cuori, possa toccarne altri.
Alfonso



2 commenti:

  1. Buona settimana, Alfonso. Non sono un gran che come cristiano, ma credo che l'insegnamento evangelico, nella sua apparenza paradossale, sia in realtà l'unico utile per la sopravvivenza dell'umanità, anche se l'economicismo, lo spirito mercantile che oggi prevale, va in tutt'altra direzione.

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  2. Ciao Guido. Ovviamente non posso che condividere: l'insegnamento evangelico è l'unico che può dare qualcosa a questa umanità assetata. Spesso si parla di crisi economica, ma non si può riparare una crisi economica senza mettere mano alla crisi di valori che oggi giorno affligge il mondo. E basta dare un'occhiata per capire che sta succedendo. Gesù duemila anni fa ci ha dato le direttive per vivere bene... sta a noi impegnarci.
    Buon week-end

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